AIAB e FIRAB contribuiscono alla riflessione strategica europea sulla programmazione della ricerca

Chiude il prossimo 11 novembre la consultazione nazionale su disegno e prospettiva del nuovo Programma Quadro europeo di ricerca, denominato Horizon 2020. Sono in discussione strategie, traiettorie e finanziamenti a supporto dell’avanzamento scientifico (e socio-economico) che l’Unione Europea dovrà sostenere dal 2014 alla fine del decennio. Aspetti particolarmente importanti per il nostro Paese anche in considerazione dei vincoli di bilancio nazionali e del fabbisogno di innovazione, con risvolti molto importanti anche  per la ricerca agricola.

AIAB e FIRAB hanno inteso contribuire alla consultazione inviando un documento di riflessione congiunto che sintetizza elementi di sfida e possibili risposte, anche avvalendosi del modello di produzione e gestione delle risorse naturali che il biologico rappresenta. L’assunto di base parte dal presupposto di avanzare coerentemente con la contestuale fase di riforma della Politica Agricola Comune, anch’essa sottoposta a nuova programmazione.

Nel documento, AIAB e FIRAB sottolineano come Horizon 2020 dovrà basarsi su strategie innovative, capaci di ricostruire un modello di produzione e consumo basato su una visione avanzata della sostenibilità e in grado di garantire al tempo stesso efficienza economica, equità sociale e tutela e valorizzazione delle risorse naturali e del paesaggio. Evidenziano inoltre alcuni aspetti positivi della proposta: offre un quadro operativo omogeneo, amplia il concetto di innovazione anche oltre il mero perimetro tecnologico, presta attenzione alle grandi sfide sociali adottando un approccio più inclusivo e riserva considerazione alla ricerca in chiave agroecologica.

Tuttavia, il documento presenta ancora alcune carenze importanti: deve essere maggiormente sottolineata l’importanza della conservazione delle risorse attraverso una intensificazione eco-funzionale, valorizzando le funzioni benefiche dell’ecosistema per aumentare la produttività dei sistemi agricoli; deve preservare la diversità della produzione alimentare dal campo al piatto, garantendo conservazione e uso sostenibile della biodiversità anche in chiave di diversificazione delle diete; deve riconoscere l’importante nesso tra la produzione alimentare e la salute pubblica del cittadino e degli animali, includendo azioni trasversali che leghino produzione di cibo e salute pubblica (aspetti su cui il settore biologico ha molto da offrire); deve basare le azioni strategiche su un concetto più inclusivo dell’innovazione e del trasferimento di conoscenza; deve guardare oltre la mera leadership tecnologica, ambendo anche all’equità sociale; deve democratizzare la ricerca agricola e alimentare per garantire la partecipazione ai suoi meccanismi di governance, dando voce agli agricoltori e ai cittadini nella definizione delle politiche agroalimentari, comprese quelle relative alla ricerca.

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