Alcaloidi nei lupini: guida pratica per produttori e trasformatori

Ecco la versione italiana dell’opuscolo informativo pubblicato dall’Istituto di ricerca dell’agricoltura biologica svizzero FiBL, partner di Firab in Divinfood, che fornisce informazioni e indicazioni sull’analisi e la riduzione dei livelli di alcaloidi nei lupini.

I lupini sono una coltura interessante per il sistema agrario. Come altri legumi, sono un’ottima fonte di proteine vegetali, possono fissare l’azoto nel terreno e presentano un buon potenziale di commercializzazione grazie all‘ampia gamma di usi possibili. Tuttavia, i lupini contengono alcaloidi, sostanze di difesa delle piante che oltre una certa dose risultano tossiche per l’uomo e gli animali. 

Il contenuto di alcaloidi può variare a seconda della varietà e delle condizioni di coltivazione e deve essere quantificato dopo la raccolta.

Questo opuscolo – che è un adattamento italiano del testo pubblicato dall’Istituto di ricerca dell’agricoltura biologica svizzero FiBL – fornisce informazioni e indicazioni sull’analisi e la riduzione dei livelli di alcaloidi nei lupini. È rivolto ai produttori, ai centri di stoccaggio, alle aziende di trasformazione e a ogni altro portatore di interessi del settore.

Attualmente in Italia non esiste un limite legale per gli alcaloidi presenti nei lupini, ma le aziende alimentari hanno la responsabilità di immettere sul mercato solo prodotti sicuri. Per i consumatori, però è importante sapere che gli alcaloidi sono amari e che il rischio di effettiva tossicità non sussiste, proprio perché si provvede alla loro riduzione (deamarizzazione) anche per ragioni gustative.

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