Si è tenuta lunedì scorso la riunione di selezione del nuovo Comitato di Pilotaggio del Panel di Esperti di Alto Livello (High Level Panel of Experts – HLPE, in inglese), il cui compito è di produrre expertise e analisi a supporto del sistema decisionale internazionale in materia di insicurezza alimentare.
Con il mandato della società civile organizzata internazionale impegnata sul binomio cibo e agricoltura, ho partecipato alla selezione congiuntamente a un esponente per ognuna delle organizzazioni tematiche del sistema Nazioni Unite (FAO, IFAD, PAM e CGIAR, la rete di ricerca agricola internazionale).
L’HLPE ha il compito di valutare e analizzare lo stato e le cause dell’insicurezza alimentare e dei problemi nutrizionali, fornire analisi e soluzioni in termini di politiche, identificare temi emergenti e aiutare a indicare priorità sulle azioni future. Si tratta di un ruolo affidato a un gruppo di esperti multidisciplinari portatori di saperi ed esperienze eterogenee, non circoscritto all’ambito della ricerca formale, un passaggio importante in quanto implica il riconoscimento che la conoscenza è decentralizzata e distribuita tra le diverse aree del pianeta, tra gli ambiti disciplinari e tra i soggetti che la detengono, oltre a essere in continuo divenire dentro un processo di creazione e riformulazione dei saperi. È questa una presa di coscienza che impone pertanto il recupero e l’integrazione di punti di vista critici e dell’evidenza empirica, fondamentali per produrre un impianto organico di informazioni e analisi.
Questa esperienza rende manifesto come la società civile possa fattivamente contribuire all’identificazione di percorsi e soluzioni adottabili dal sistema di governance e pertinenti alla costruzione di conoscenza, metodo applicabile ad ogni latitudine e contesto democratico. Si evidenzia anche come l’Italia, e le sue rappresentanze politiche e sociali, dispone di un vantaggio di posizione di particolare rilevanza da giocarsi sul fronte delle politiche agroalimentari. Spesso lo dimentichiamo.