FIRAB: il BIO è vincente! A dimostrazione che urge un ripensamento del modello agricolo e la condivisione di pratiche, esperienze e politiche 

trend_sauaziende_1990_2015L’eccellenza italiana è sotto gli occhi di tutti e l’impennata dei consumi di prodotti bio rende sempre più chiaro che l’utilizzo di pesticidi oggi è considerato una modalità di produzione vecchia, in tutte le produzioni agroalimentari.

La gente chiede un rapporto con la terra autentico, rispetto dell’ambiente e della salute: ed i dati elaborati dalla Firab, lo confermano. 

L’Italia riveste un ruolo di primaria importanza nel biologico: 1,5 milioni di ettari di terreno coltivato da 60mila aziende, con un mercato che vale complessivamente 4,3 miliardi di euro, facendo dell’Italia una delle protagoniste del settore a livello mondiale ed in particolare a livello europeo: l’Italia è tra i Paesi leader nelle esportazioni di prodotti biologici, subito dopo gli USA. L’export ha realizzato  1,650 miliardi di euro, pari al 40 % del fatturato complessivo, secondo Nomisma.

I dati rilanciati per il SANA di Bologna, confermano questo trend!

3famigliesu4Dopo un anno (il 2015) di crescita a due cifre (+20%), i primi sei mesi del 2016, a fronte di un calo dei consumi convenzionali pari a -1,2%,  hanno già toccato, secondo i dati Ismea-Nielsen,  incrementi del 21% del biologico confezionato venduto sui banchi della GDO. Il boom di vendite porta la Gdo a conquistare il podio superando gli specializzati; si aggiungono le quote dell’on trade e della filiera corta per un fatturato, nel 2015, pari a 2,66 miliardi di euro. Mangiano bio circa 19 milioni di famiglie e, tra questi, oltre 13 milioni li consumano almeno 1 volta la settimana.

 

Una crescita che negli ultimi due decenni ha avuto incrementi a tre cifre: aziende cresciute del 247% e superficie coltivata del 347%.

trend in 20 anni

Peraltro, in una crisi economica che non si arresta, dove il diminuito potere d’acquisto da parte dei consumatori italiani ha prodotto anche un calo dei consumi alimentari convenzionali, non ultimo quello registrato nei primi sei mesi dell’anno in corso (-1,2%),  il biologico continua a crescere, mettendo a segno un +20,6%  nel semestre del 2016, dopo il +20% del 2015, secondo quanto rilevato dall’Ismea-Nielsen.

Nel 2015 in termini di Sau(superficie agricola utilizzata), sono stati convertiti al bio altri 104,1 mila ha (+7,5% rispetto all’anno precedente), di conseguenza il 12% della Sau complessiva italiana è bio. In termini di aziende, poi, altre 4,5 mila aziende si sono aggiunte a quelle dell’anno scorso (+8,2%), .

 

mercato_bio_2016Grande successo del bio: dopo un anno di crescita a due cifre (+20%), i primi sei mesi del 2016 hanno già toccato incrementi del 21%, secondo i dati Ismea-Nielsen del biologico confezionato venduto sui banchi della GDO. Il tasso di penetrazione dei prodotti biologici è passato dal 53% nel 2012 al 74% odierno:

+ 1,2 milioni di famiglie nel 2016 acquistano bio!

Non solo il food bio cresce ma anche i prodotti d’erboristeria dell’industria cosmetica, con un fatturato passato dai 365 milioni del 2010 ai 431 nel 2015.

tassopenetrazioneMa il trend positivo non ha interessato solo la distribuzione specializzata e non, ma anche gli altri canali di distribuzione alternativi per i prodotti bio, come quelli della filiera corta, come evidenzia l’ultimo rapporto Bio Bank 2016.

Da un lato spiccano nettamente i siti di e-commerce di alimenti bio, i gruppi d’acquisto solidale e le attività di ristorazione con materie prime bio. Prevalente la presenza degli spacci per la vendita diretta presso le aziende agricole biologiche, a seguire quella degli agriturismi aperti da coltivatori bio e delle mense scolastiche che utilizzano materie prime biologiche.

Nel solo canale supermercati, il rapporto sottolinea il continuo infoltirsi delle marche private bio e vegan, con assortimenti sempre più ampi e profondi, sia in termini di scala prezzi, che dal punto di vista dei segmenti, che coprono oggi anche le nicchie: dai piatti regionali ai prodotti vegani e funzionali, dagli alimenti per bambini al non alimentare eco e bio.

Molti degli “afecionados” del bio continuano a frequentare i negozi specializzati di alimenti bio (sempre più organizzati in catene): anche loro con una crescita a due cifre (+ 15%) nell’ultimo anno, con una ampia offerta di prodotti sempre più differenziata, attenta al valore della biodiversità e dei territori.

Le ultime stime (tra cui Ismea, Nielsen, Assobio e Nomisma) vedono un mercato biologico italiano di circa 4,3 miliardi di euro, con 873 milioni di euro di vendite presso la Gdo, 862 milioni fatturati negli specializzati e 1,6 miliardi di euro provenienti dalle esportazioni.

Importanza crescente per i canali della filiera corta: il biologico, proprio in virtù del modello produttivo e del maggior legame con le tradizioni, con la storia colturale e culturale del territorio, è stato pionieristico nell’operare tramite i canali alternativi di vendita diretta, che sembrano rispondere meglio alle necessità generazionali di reddito agricolo, di diversificazione e multifunzionalità dell’agricoltura, di valorizzazione del territorio, di sostenibilità e, insieme, alle nuove tendenze del consumo (relazionale, esperienziale, valoriale, consapevole) con una richiesta di rapporti fiduciari.

La vendita diretta in azienda e ogni altra forma di filiera corta, oltre a garantire l’acquisto di prodotti bio a prezzi accessibili e una maggiore retribuzione del lavoro agricolo, sembra, infatti, essere un canale di vendita capace di coniugare la necessità di una agricoltura sostenibile in termini sia economici che ambientali con le esigenze dei consumatori.

biobank 2016

Questi ultimi dati ci confermano, infatti, come tra le famiglie italiane, si stia registrando in questi anni una penetrazione crescente del consumo “più sostenibile”, facendosi strada una cultura che richiama ai valori di naturalità e salubrità insiti nel biologico, che ben si sposano con i temi di tutela della salute e dell’ambiente, e che va a braccetto con questo modello produttivo (gestione economica eco-sostenibile ed un uso equilibrato delle risorse sono insiti nel bio).

A fronte della crisi, il consumatore italiano, pur attuando delle strategie di riduzione del consumo, in generale su diversi livelli, sembra operare delle scelte in modo consapevole e esperienziale, concedendosi di “comprare bene” e scegliere sulla base della qualità e della sostenibilità, allineandosi ad una cultura nord europea molto più sensibile da decenni a queste tematiche.

I dati ci confermano tale atteggiamento, con una crescita dei consumi domestici di prodotti confezionati e di ortofrutta sfusa, in tutta Italia ed in tutti i canali distributivi, e una dinamica strutturale che sta vedendo la crescita degli ettari coltivati in bio e quella degli operatori, in particolare della trasformazione, ed il rafforzamento delle aziende che trasformano nella propria azienda ciò che coltivano.

C’è bisogno di valorizzare modelli agricoli non inquinanti, sensibili al benessere di individui e comunità, capaci di approcci agroecologici e partecipati.

Anche nel Mondo la domanda di alimenti bio cresce senza sosta: il giro d’affari del settore ha sfiorato – a livello mondiale – i 63 miliardi di euro nel 2014.

L’Europa ha registrato un aumento del 7,6%, superando i 26 miliardi di euro, ponendosi dietro agli Stati Uniti, primo mercato mondiale con consumi sopra i 27 miliardi.

Per quando riguarda le aree coltivate all’interno dell’Unione europea, il 6% è bio, con l’Italia che spicca con circa il 12% di superficie agricola coltivata col metodo biologico.

 

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