FIRAB su iter approvazione legge sul bio

Era il 23 marzo 2018 quando il testo sull’agricoltura biologica è andato in prima lettura alla Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati per uscirne approvato l’11 dicembre di quell’anno, iniziando così un rimpallo tra i due rami del Parlamento che dura fino a ieri quando, dopo ennesima mutilazione, è tornato al Senato, 4 anni dopo la sua presentazione.

Le numerose modifiche subite nel tortuoso percorso hanno cambiano e svilito il senso di questa proposta rendendola meno funzionale a un settore la cui dinamica, innovazione e interesse per cittadini e consumatori procedono con tempi molto più celeri: crescita a due cifre del mercato, entrata in vigore del Regolamento UE sull’agricoltura biologica; indagine della Commissione Europea sulle richieste dei cittadini dell’UE rispetto a cibo, ambiente e agricoltura; riforma della PAC; varo della strategia Farm to Fork; Piano d’Azione sull’agricoltura biologica della Commissione Europea. Sono alcuni esempi di quanto è accaduto nei 4 anni in cui il Legislatore italiano faceva m’ama-non-m’ama sul testo della legge rendendolo una corolla sostanzialmente priva di petali.

L’esclusione dell’agricoltura biodinamica dal testo, di cui si osava l’equiparazione all’agricoltura biologica, fa cadere ulteriormente la possibilità di esprimere soddisfazione per l’approvazione.

Non entrando qui nel merito della questione, auspicando però un confronto serio basato sulla conoscenza del metodo agroecologico di produzione e su cosa ci sia dietro e in prospettiva di ciò che è considerato esoterismo, ci preme ricordare che l’inclusione del metodo biodinamico nella famiglia dell’agricoltura biologica non è frutto di qualche fazioso sostenitore della causa, in quanto dovuta all’Unione Europea sin dal primo Regolamento CEE, il 2092 del 1991 sull’agricoltura biologica, riproponendo sempre tale giurisprudenza, in tutte le successive modifiche, fino all’attuale Regolamento UE 848 del 2018. 

Come dicevano coloro che nascondevano la propria responsabilità dietro scelte impopolari, ce lo chiede l’Europa.

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