Vota e fai votare per la nomination ai bee-killer!

Il Public Eye Award, potente ‘anti-premio’ assegnato in (de)merito alle responsabilità delle multinazionali (l’intraducibile corporate accountability), quest’anno può essere assegnato ai produttori di pesticidi killer delle api. Le nomination sono aperte dal 26 novembre fino alla fine di gennaio 2014 e il voto online dei cittadini dovrà tributare il vincitore. Degno di sdegno.

45 organizzazioni di apicoltori, agricoltori, ambientaliste e di ricerca, tra cui AIAB e la Fondazione Italiana per la Ricerca in Agricoltura Biologica e Biodinamica (FIRAB), hanno candidato al premio Syngenta, BASF e Bayer quali principali bee-killer (killer delle api), società multinazionali che producono e vendono ‘moderni’ pesticidi altamente tossici, rivelatisi particolarmente nocivi e causa dell’uccisione di api e di altri impollinatori.

Le api sono in drammatico calo numerico a livello globale: in Nord America e in Europa tale declino è ampiamente documentato con perdite annuali delle colonie di api nell’ordine del 30-50%. Un fenomeno di estrema gravità. Se la tendenza continua in tali proporzioni e ritmo si mette a repentaglio una parte sostanziale della flora mondiale (il 90% dei fiori selvatici sono impollinati dalle api) e si sconvolge anche la catena trofica, rischiando di compromettere la produzione alimentare mondiale, considerando che un terzo del nostro cibo dipende dai servizi di bottinatura forniti da api e altri insetti impollinatori.

Tonio Borg, Commissario Europeo per la Salute e la politica dei consumatori, ha dichiarato che le api “contribuiscono per oltre 22 miliardi di € (30 miliardi di $) l’anno all’agricoltura europea”. A livello mondiale, le api impollinano piante destinate all’alimentazione umana fornendo un servizio del valore annuo di oltre 265 miliardi di euro (350 miliardi $): un terzo del nostro cibo dipende infatti dall’impollinazione delle api, regina delle specie bottinatrici.

Syngenta, BASF e Bayer producono e vendono enormi quantità di pesticidi altamente tossici che uccidono molteplici forme viventi cosiddette non-target, fra cui api e impollinatori tramite effetti letali e subletali diretti o indiretti. Si tratta degli insetticidi sistemici più utilizzati al mondo da vent’anni a questa parte, i neonicotinoidi & co. (Syngenta: thiamethoxam, Bayer: clothianidin e imidacloprid, BASF: fipronil), tra i principali imputati di tali morie in virtù delle loro proprietà sistemiche (la sostanza chimica viene assorbita dalla pianta e si distribuisce raggiungendo tutti gli organi, inclusi polline e nettare di cui si nutrono gli impollinatori). Queste proprietà sistemiche rendono tali prodotti, usati perversamente ‘in prevenzione’, ideali nell’utilizzo come concianti, ossia nel trattamento chimico delle sementi al fine di proteggere la pianta nei primi stadi di vita. È pratica comune mettere a coltura questi semi con macchine pneumatiche che producono nubi di prodotto dando luogo a una esposizione multipla e a danni accresciuti all’insieme degli invertebrati fra cui le api. Gli essudati della pianta, spesso utilizzati dagli insetti come fonte di acqua, risultano a loro volta contaminati da questi pesticidi.

I pesticidi sviluppati da Syngenta, Bayer e BASF, dalla tossicità eccezionale (oltre 7000 volte più tossiche del famigerato DDT), causano intossicazioni sia acute che croniche con conseguenze mortali per le singole api, ma soprattutto con l’indebolimento e conseguente fragilità e morte delle loro colonie, aggravando il quadro di debilitamento generato da cambiamento climatico, parassiti, estensione delle monocolture e della ‘sterilizzazione’ del paesaggio determinata dall’agricoltura industriale (perdita di biodiversità, riduzione di habitat agroecologico e naturale). Questi pesticidi, d’altro canto, generano profitti per le aziende in termini di migliaia di milioni di euro che, no surprise, Syngenta, BASF e Bayer stanno semplicemente cercando di proteggere.

La vendita dei pesticidi responsabili della moria di api genera infatti una plusvalenza di migliaia di milioni di euro per queste multinazionali che vendono pesticidi, prodotti chimici, semi conciati e vari altri prodotti, spianando la strada verso il controllo dell’intera catena di produzione alimentare. Syngenta, con sede a Basilea (Svizzera), nel 2012 ha registrato un fatturato di oltre 14 miliardi di dollari e un utile netto di 1,9 miliardi, garantendo a Michael Mack, il suo amministratore delegato un reddito aggregato di 5,45 milioni di dollari. Nello stesso anno, Bayer, con sede a Leverkusen (Germania), ha realizzato vendite per quasi 40 miliardi di euro e un utile netto di 2,4 miliardi €, remunerando il suo CEO, Marijn Dekkers, con 5,06 milioni di €. BASF, con sede a Ludwigshafen (sempre Germania), nel 2012 ha fatturato 78.7 miliardi di € e un utile netto di 9 miliardi, oltre a garantire una retribuzione a Kurt Bock, suo amministratore delegato, di 5,286 milioni di €.

To bee or not to bee. Ossia: vietare o impiegare i neonicotenoidi
Nel corso degli ultimi 10 o 15 anni, gli apicoltori hanno segnalato un crescente indebolimento delle colonie di api e di spopolamento delle arnie, in particolare nei paesi dell’Europa occidentale (tra cui Francia, Belgio, Svizzera, Germania, Regno Unito, Paesi Bassi, Italia e Spagna). In Nord America, la perdita di colonie osservata a partire dal 2005 ha ridotto il minor numero di colonie al di sotto dei valori degli ultimi 50 anni.

Ma il ‘caso neonicotinoidi’ si può retrodatare all’ormai lontano 1994, quando apicoltori francesi hanno cominciato a segnalare sintomi allarmanti. Durante l’estate, molte api non rientravano negli alveari determinando spopolamenti impressionanti, o manifestando comportamenti anomali e disorientamento seguiti da perdite invernali. Le evidenze raccolte hanno permesso di identificare quale responsabile l’insetticida neonicotinoide Gaucho® (contenente il principio attivo imidacloprid) della Bayer, usato per la concia dei semi di girasole. Immediatamente la Bayer ha intimidito apicoltori e ricercatori indipendenti accusandoli di diffamazione: in una lettera dei suoi avvocati Bayer ha minacciato azioni giudiziarie e richieste di riparazioni finanziarie.
L’industria dei pesticidi sostiene che la varroa (un parassita delle api), altri agenti patogeni e una povera alimentazione siano tra i principali fattori che influenzano le colonie di api, proponendo soluzioni e offrendo grandi quantità di denaro per una ricerca concentrata sui patogeni delle api. Nel paniere delle soluzioni avanzate dalle aziende agrochimiche è invece ovviamente assente un’ipotesi di cambiamento strutturale del modello agricolo intensivo e dipendente dall’uso di pesticidi. Piuttosto che promuovere pratiche agroecologiche efficaci nel controllo dei parassiti (come la rotazione delle colture), questi gruppi e le società spingono verso l’agricoltura intensiva e dipendente da input chimici e pesticidi, incluso il loro uso preventivo al momento della semina (sia attraverso sementi conciate o tramite trattamenti del suolo).
L’industria dei pesticidi non è sola a sostenere l’immobilismo agrochimico essendo in frequente cattiva compagnia di centri di ricerca e università che seguono e legittimano tale dottrina, spesso dipendenti da finanziamenti privati ​​o accompagnando priorità politiche collegate a queste aziende; parte della rappresentanza del mondo agricolo si allinea a sua volta. Eppure i danni determinati dai pesticidi – dei neonicotinoidi in particolare – sembrano superare di gran lunga i presunti vantaggi di una assai dubbia maggiore produttività agricola dovuta al loro ruolo nel controllo dei parassiti.

Un esempio lampante è offerto in Italia dall’allarme diabrotica e dalla sospensione del trattamento della semente di mais con conciante a base di neonicotinoidi. Contrariamente a quanto paventato dai promotori dell’agrochimica, l’indisponibilità ormai protratta per più anni nel nostro paese dei concianti sistemici del mais, non ha comportato conseguenze negative- anzi! – per questa coltura, come confermato dal Monitoraggio Interregionale della Diabrotica che testimonia come la sospensione dei concianti sistemici del mais si sia rivelata un ottimo affare per i maidicoltori italiani che hanno risparmiato svariati milioni di euro (il maggior costo delle sementi conciate, infatti, oscilla dai 20€ ai 30€ per ettaro), senza registrare danni sulla redditività delle colture. Addirittura il 2012 in Italia si è registrato un anno con produzioni record di mais. Tali dati non sono adeguatamente pubblicizzati, ma sono contenuti in ricerche e indagini che attestano il reale andamento produttivo della coltura.

Il mondo della ricerca indipendente comincia oramai a esprimersi in maniera significativa: per quanto il declino delle api sia di natura multifattoriale (il cambiamento climatico, i parassiti, la monocoltura, la mancanza di biodiversità e altre pratiche agricole industriali distruttive contribuiscono al peggioramento dello stato di salute delle api), i variegati e subdoli effetti nocivi dei pesticidi sono sempre più accertati e variamente dimostrati. La redditività più generale della stessa agricoltura può risentirne considerato che i pesticidi comportano il rischio più diretto per gli impollinatori. I biologi hanno trovato oltre 150 diversi residui chimici nel polline d’api, un micidiale “cocktail di pesticidi” ha accertato Eric Mussen dell’Università di California. Anche dosi sub-letali possono generare effetti classificati come segue:
1. Effetti fisiologici e morfologici, a più livelli, sono stati misurati in termini di tasso di sviluppo (cioè il tempo richiesto per raggiungere l’età adulta o la lunghezza e il successo dello sviluppo larvale), alterazione del sistema immunitario e dell’apparato enzimatico o problemi di fecondità.
2. Perturbazione del modello di nutrizione, per esempio attraverso effetti su volo e bottinatura.
3. Interferenza con il comportamento alimentare a causa di effetti repellenti o di alterazione delle capacità olfattive.
4. Impatti dei pesticidi neurotossici sui processi di apprendimento (ad esempio riconoscimento dei fiori o del nido, orientamento spaziale, cattiva comunicazione all’interno dell’alveare), che sono molto rilevanti e sono stati studiati e identificati in gran parte delle specie di api.

La Nomination
Syngenta, Bayer e BASF vengono candidate alla vittoria del Public Eye Award per le loro responsabilità nella moria di api e di altri insetti impollinatori e per manipolare l’evidenza frutto delle attività di ricerca allo scopo di deviare il dibattito scientifico, politico e pubblico con il fine di proteggere i propri profitti a scapito dell’interesse generale e dell’ambiente. Queste aziende si spendono in pubblicità ingannevole, greenwashing, lobby aggressiva e pressioni sulle istituzioni politiche non solo legati all’uso di pesticidi nocivi, ma anche alla definizione di un modello agricolo che dipende dal loro utilizzo.

Attraverso un’intensa attività di lobby queste aziende influenzano l’intera catena del ciclo di produzione e distribuzione dei pesticidi, incluso il processo di loro autorizzazione alla commercializzazione e all’utilizzo. Lo possono testimoniare la partecipazione di loro personale nei gruppi di esperti chiamati a definire le metodologie per i test di tossicità e di valutazione, il tentativo di controllo planetario sul settore delle sementi e il contributo allo sviluppo di funzionali strumenti di proprietà intellettuale, la promozione di una rete di assistenza tecnica e formazione rispondente all’adozione di un modello agricolo e alimentare subordinato all’uso di input chimici. Nel 2013, alcuni di questi pesticidi sono stati vietati in Europa, eppure le aziende hanno in gran parte negato che la loro attività di produzione e commercio di pesticidi possa produrre effetti negativi sulle api e sugli ecosistemi. Tesi talvolta sostenuta dalla voce di organizzazioni agricole colluse, non ultime italiane.

Nel frattempo queste aziende esercitano una pressione costante e minacciosa sui funzionari europei incaricati dei dossier sulla sospensione parziale di alcuni di questi principi attivi insetticidi. Ultimamente, infatti, l’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ha riconosciuto l’elevato rischio rappresentato dai neonicotinoidi, denunciando al contempo la propria incapacità di condurre una completa valutazione del rischio date le lacune nei dati presentati dalle aziende nella documentazione che accompagna la richiesta di autorizzazione.

Tale azione di lobby aggressiva ha registrato un picco nel giugno 2012, quando il governo francese ha annunciato l’intenzione di ritirare la registrazione di Cruiser OSR® (principio attivo thiamethoxam) prodotto da Syngenta, per il trattamento con neonicotinoidi delle sementi di colza. Un atto che si associa ai divieti parziali di neonicotinoidi già in vigore in Italia, Francia, Germania e Slovenia.

Oltre che su singoli Paesi, la lobby agrochimica interviene sulla Commissione Europea con una campagna di pressione furiosa: una serie di lettere sono state inviate alla Commissione europea e all’EFSA da Syngenta, Bayer e European Crop Protection Association (ECPA, l’associazione dei produttori di pesticidi tra i cui membri figurano Syngenta, Bayer e BASF). Le loro tattiche per evitare un divieto verso i loro prodotti includono anche il ricorso a ricercatori proni a difendere il loro punto di vista e diffondere dubbi sulle prove degli effetti nocivi dei pesticidi (tra cui una ri-analisi delle conclusioni dell’EFSA) o tentativi di impressionare la Commissione europea posizionando la scienza dalla propria parte.
Syngenta ha finanche minacciato di citare in giudizio i singoli funzionari dell’Unione europea coinvolti nella pubblicazione di un rapporto ove si denuncia il rischio inaccettabile per le api connesso all’uso di taluni pesticidi. Gli avvocati di Syngenta hanno anche chiesto modifiche last minute su un comunicato stampa dell’EFSA volte a evitare “gravi danni per l’integrità del nostro prodotto e la reputazione”, minacciando una azione legale.

Non si tratta solo di costruzione di consenso, marketing aggressivo, lobby e minacce: ad agosto 2013 Syngenta e Bayer hanno fatto causa alla Commissione europea sfidando legalmente le restrizioni che l’UE ha messo in atto su tre dei loro pesticidi in applicazione del principio di precauzione e al fine di proteggere le api e l’agricoltura in Europa. Il procedimento adito alla Corte di giustizia europea è suscettibile di richiedere mesi o anche anni.

Come sostenere la nomination
Il coordinamento europeo degli apicoltori Bee Life European Beekeeping Coordination (www.bee-life.eu) ha lanciato l’iniziativa promuovendo un’alleanza internazionale con più di 45 organizzazioni di apicoltori, associazioni di agricoltori, istituti di ricerca, di cittadinanza attiva e ambientaliste chiamata la “Alleanza per Salvare le Api e l’Agricoltura”. AIAB e FIRAB hanno aderito all’Alleanza e deciso di farsi sponsor della campagna per la nomination.

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